1. Le origini
La diocesi di Città di Castello (anticamente Tifernum Tiberinum) si estende nella parte settentrionale della regione Umbria. La tradizione attribuisce l'evangelizzazione dell'Alta Valle del Tevere a san Crescenziano, soldato romano martirizzato nella persecuzione dell'anno 303. Successivamente la comunità cristiana cresce fino a diventare una vera e propria Chiesa locale, con a capo un proprio vescovo. Il primo vescovo documentato è Eubodio, che partecipa al sinodo romano del 465.
2. I secoli VI-X
Nella seconda metà del VI secolo Tifernum Tiberinum è coinvolta nella guerra greco-gotica, e subisce danni notevoli; la città è riorganizzata dal vescovo Florido, cui si affiancano altri collaboratori, tra cui il presbitero Amanzio e il laico Donino. Dopo la morte, avvenuta nel 599 o 600, Florido sarà venerato come santo e patrono della città e della diocesi. Tra VII e VIII secolo circa si verifica un ampliamento territoriale oltre il crinale appenninico comprendendo territori già appartenuti alla diocesi di Tifernum Metaurense, abbandonata nel VI secolo.
3. I secoli XI e XII
Il vescovo Florido aveva fatto costruire una nuova cattedrale, dedicata a san Lorenzo, ma questa alla fine del X secolo non è più adatta a svolgere le funzioni di Chiesa madre della diocesi. Per tale motivo viene ampliata nei primi decenni dell'XI secolo e nel 1023 viene consacrata e dedicata ai santi Florido e Amanzio. Il vescovo del tempo, Pietro (cui si deve un'opera di riforma basata sulla valorizzazione dei canonici della cattedrale), chiama a presiedere il rito di consacrazione il vescovo di Arezzo, Tebaldo, uno dei più famosi vescovi della Toscana di quel periodo. Nei secoli XI e XII, infatti, Città di Castello e Arezzo sviluppano un profondo legame culturale, testimoniato, tra l'altro, dalla commissione della redazione della vita di san Florido (la più antica conosciuta) da parte del vescovo di Città di Castello a un canonico di Arezzo negli anni '70 dell'XI secolo. Da questo periodo sono documentate anche le pievi (trenta nel 1126), segno dell'organizzazione territoriale della Chiesa nella campagna; la pieve urbana è attestata dal 1048, mentre alla fine dell'XI secolo il vescovo Tebaldo organizza parte del territorio transappenninico attorno alla pieve di Graticcioli (consacrata nel 1079). Dal terzo decennio dell'XI secolo è documentato anche il capitolo cattedrale, riformato secondo la regola di quello di San Frediano di Lucca nel 1105 su iniziativa di papa Pasquale II. Nel 1143 il cardinale Guido da Città di Castello, già canonico della cattedrale, è eletto papa con il nome di Celestino II (1143-1144). Eletto sommo pontefice il 26 settembre 1143, nella basilica lateranense da parte del clero e del popolo di Roma unanimemente concordi, assume il nome di Celestino II; consacrato vescovo e incoronato papa il 3 ottobre 1143; muore l'8 marzo 1144, dopo un pontificato di cinque mesi e tredici giorni; è sepolto nella basilica di San Giovanni in Laterano. Uomo di profonda cultura, attraverso il testamento lascerà la sua biblioteca personale ai canonici della cattedrale di Città di Castello. Numerosa la presenza monastica (nel 1126 i monasteri maschili sono dodici), che conosce anche insediamenti camaldolesi e vallombrosani. I Camaldolesi si insediano nella grande abbazia di Sansepolcro (il maggiore insediamento monastico della diocesi), in quella di Dicciano, presso Caprese Michelangelo, e in alcune chiese minori, tra cui quelle di San Clemente a Toppole e di San Pietro alla Scatorbia in città. I Vallombrosani fondano l'abbazia di Uselle e il priorato di San Giacomo alla Scatorbia in città. Tra XII e XIII secolo sorgono alcuni piccoli monasteri femminili, sia nel suburbio che in area rurale; alcuni di questi, dopo il 1218, confluiranno nell'alveo damianita e, successivamente, nell'Ordine di santa Chiara. Figure importanti di questo periodo sono l'eremita Illuminato (XII secolo), vissuto in un eremo sul Monte Albano e per lungo tempo venerato come santo; il prete Ventura, martirizzato attorno al 1250 e il cui culto è stato approvato dalla Chiesa; il frate minore Guido di Città di Castello, un tempo invocato come beato.
4. Il secolo XIV
Con il vescovo Giovanni II (1206-1226) si apre un periodo di notevole vitalità, caratterizzato dal succedersi di vescovi in linea con la riforma avviata da papa Innocenzo III. È in questi anni che, tra l'altro, viene impostata l'attività della cancelleria vescovile secondo la prassi documentaria del registro, che sarà poi adottata anche dal capitolo cattedrale e dal comune. Il vescovo Matteo (1229-1234) prosegue l'opera di riorganizzazione dividendosi tra l'amministrazione dei beni vescovili e l'azione pastorale. Negli anni 1230-1231 compie una visita pastorale, che oggi è la più antica visita a una diocesi dell'Umbria della quale si conservino gli atti. Nella seconda metà del secolo è il vescovo Niccolò (1265-1279) che prosegue la linea di controllo dei numerosi enti religiosi della diocesi, verificando le basi giuridiche della loro esenzione, e di difesa dei diritti e delle proprietà dell'episcopato, non senza incontrare resistenza da parte dei canonici della cattedrale e di alcuni monasteri; compie due visite pastorali (1266-1269, 1270-1273) e presiede un sinodo (1266) e, per potersi spostare meglio nella vasta diocesi, fa edificare un secondo episcopio a Sansepolcro, alternando la sua residenza tra i due maggiori centri della diocesi. Dagli anni '30 circa del XIII secolo sono presenti quattro Ordini mendicanti: frati Minori, Eremiti di sant'Agostino e Servi di santa Maria a Città di Castello, Sansepolcro e in centri minori del territorio; frati Predicatori a Città di Castello. significativa la presenza in diocesi di alcuni santi legati alle origini e allo sviluppo di due Ordini mendicanti: san Francesco d'Assisi, che ha sostato sia a Città di Castello che a Sansepolcro e dimorato per qualche tempo nell'eremo di Montecasale; e san Filippo Benizi, dei Servi di santa Maria, che più volte fu presente nei conventi di Sansepolcro e di Città di Castello. In ambito femminile si diffondono largamente i monasteri damianiti (poi clariani), agostiniani e benedettini, tra cui quelli della congregazione della beata Santuccia da Gubbio. Nel corso del XIII secolo nascono le prime confraternite laicali, di flagellanti, laudesi e raccomandati. Le confraternite hanno compiti caritativi (soprattutto quelle di Misericordia) e devozionali; notevole il loro impegno nella gestione di ospedali. In ambito laicale si segnala anche la presenza di comunità di penitenti, maschili e femminili, nei due centri maggiori della diocesi. I secoli XIII e XIV sono caratterizzati inoltre dalla presenza di numerosi eremi rurali, legati al vescovo o a ordini mendicanti (ad esempio, Montecasale, Cerbaiolo, Montevicchi, Bovigliano, Barucola, Buonriposo), e dal fenomeno della reclusione volontaria. In questo tessuto ecclesiale si inseriscono, nel XIV secolo, i Gesuati e i frati dell'Osservanza minoritica; nel secolo successivo questi ultimi fondano un convento anche a Sansepolcro dove, nel 1466, promuovo la fondazione del Monte di Pietà, il primo in diocesi e in Toscana. Nel 1325 le pievi di Falzano e di Rubbiano sono aggregate alla nuova diocesi di Cortona. Nei primi due decenni del XIII secolo muoiono tre significative figure di frati e una di laica: il beato Ranieri da Sansepolcro nel 1304, il beato Angelo da Sansepolcro attorno al 1306, i beati Ubaldo e Andrea da Sansepolcro nel 1315, la beata Margherita di Città di Castello nel 1320. Di ciascuno di essi è stato approvato il culto dalla Chiesa. Particolarmente significativa la figura del vescovo Buccio Bonori, legato al beato Giovanni Colombini, fondatore dei Gesuati. A questa forma di vita religiosa appartiene anche Benedetto di Pace, notaio, convertito dall'esempio di vita e dalla predicazione del Colombini.
5. I secoli XV-XVI
Tra i secc. XV e XVII l'accumulo di cariche da parte dei vescovi, comune in questo periodo, determina alcuni periodi di non residenza in diocesi. La seconda metà del XVI secolo è caratterizzata dalla fondazione di nuove confraternite, segno della vivacità della componente laicale. La pietà mariana assume un nuovo punto di riferimento nella tavola della Madonna delle Grazie, dipinta per i frati Servi di santa Maria da Giovanni di Piamonte, discepolo di Piero della Francesca, nel 1456. Nel corso di un trentennio circa la cappella che custodisce l'immagine, ritenuta taumaturgica, diventa il santuario mariano cittadino. Nel 1562-1563 è istituito a Città di Castello il Monte di Pietà. Dopo il Concilio di Trento, una prima opera di attuazione dei decreti conciliari è condotta dal vescovo Costantino Bonelli (1560-1572), che celebra due sinodi (1564, 1568). Abbastanza rapida l'evoluzione tridentina dei monasteri femminili. Sul piano della devozione, nel 1542 si inizia in cattedrale la pratica delle Quarantore. Nel 1571 il vescovo di Cagli, Paolo M. della Rovere, effettua la visita apostolica per verificare l'applicazione in diocesi della riforma tridentina. Impegnativi lavori di ampliamento della cattedrale sono condotti tra 1466 e 1529; il nuovo edificio viene consacrato nel 1540. Nel 1578 il capitolo dei canonici, i cui membri in precedenza seguivano la regola di sant'Agostino e le costituzioni della canonica di San Frediano di Lucca, è secolarizzato. Nel 1520 otto pievi e parte di altre due sono trasferite alla nuova diocesi di Sansepolcro. In questo modo il territorio della diocesi è ridotto quasi alla metà, con un provvedimento che non ha motivazioni ecclesiali, bensì civili, per fare coincidere il confine ecclesiastico con quello civile (Sansepolcro era stata ceduta nel 1441 da papa Eugenio IV alla Repubblica di Firenze). Tra i preti castellani di questo periodo si ricordano Domenico Scribonio Cerboni, vescovo di Imola dal 1510 al 1533; Vitellozzo Vitelli, vescovo di Città di Castello dal 1554 al 1560, creato cardinale del titolo dei Santi Sergio e Bacco il 15 marzo 1557; Antimo Marchesani, vescovo di Città di Castello dal 1572 al 1581.
6. I secoli XVII-XVIII
Nei secoli XVI e XVII la vita religiosa è arricchita dalla fondazione di conventi di frati Minori Cappuccini, di case di preti dell'Oratorio e di Gesuiti e del monastero delle Cappuccine. Nel 1636 sono trasferiti alle nuove diocesi di Urbania e di Sant'Angelo in Vado, unite aeque et principaliter, le parrocchie della valle del Metauro. Nel 1638 è eretto il seminario diocesano (dopo un tentativo del 1571), ma è con l'episcopato di Giuseppe Sebastiani (1672-1689) che si apre un periodo di rinnovato impulso pastorale, che ha i suoi momenti principali nei tre sinodi e nelle sei visite pastorali. Sebastiani, inoltre, promuove missioni popolari, si interessa della riforma degli enti assistenziali, emana editti di riforma del costume del clero e della religiosità popolare, codifica la liturgia e l'insegnamento della dottrina cristiana. L'immagine della Madonna delle Grazie viene scoperta per la pubblica venerazione in occasione di siccità (1571), pestilenze (1631-1632), guerre (1642-1643) e terremoti (1703). Segno evidente della pietà mariana è la intitolazione di Città di Castello come "Città di Maria" (1622) e la proclamazione della Madonna delle Grazie a patrona della città (1783). Accanto al santuario cittadino, il culto mariano si sviluppa in quello di Belvedere, costruito a partire dal 1668 lungo la strada che conduce alla costa adriatica. A Pietralunga centro della devozione mariana è il santuario della Madonna dei Rimedi, così denominato dopo il 1683. Il 30 settembre 1789 un terremoto con epicentro a Selci, la cui intensità è stata calcolata al 9° della scala Mercalli, provoca numerose distruzioni in tutta l'Alta Valle del Tevere. A Città di Castello crolla la cupola della Cattedrale e quasi tutte le chiese subiscono danni. Segue un'intensa opera di ricostruzione, che si completa nel giro di pochi anni e conferisce a gran parte della città il suo aspetto attuale. Nel 1799 Città di Castello è coinvolta dal moto controrivoluzionario del "Viva Maria". Nei secoli XVII-XVIII quattro preti del clero diocesano sono eletti vescovi: Timocrate Aloigi, vescovo di Cagli dal 1607 al 1610; Giovanni Canauli, vescovo di Fossombrone dal 1610 al 1612; Virgilio Giannorri, vescovo di Città della Pieve dal 1748 al 1751; Giovanni Ottavio Bufalini, arcivescovo di Ancona, creato cardinale del titolo di Santa Maria degli Angeli il 26 luglio 1766, morto nel 1786. Notevoli le figure di santa Veronica Giuliani e della discepola Florida Cevoli, vissute nel monastero delle Cappuccine tra '600 e '700.
7. I secoli XIX-XX
All'inizio del XIX secolo i vescovi Francesco Antonio Mondelli (1814-1825) e Giovanni Muzi (1825-1849) promuovono opere caritative e scolastiche sia nella città che nei centri minori del territorio, dando vita anche a nuove congregazioni religiose femminili (rispettivamente le Suore Oblate di san Francesco di Sales, con compiti educativi, nel 1814; le Figlie della Misericordia, a servizio dei malati, nel 1841). Il Muzi intende la Misericordia in una prospettiva specificamente sociale (anche politica). Nella prospettiva del Muzi siamo figli di un Amore Misericordioso che tentano di conformarsi al Padre con la propria azione e umilmente di esserne espressione: ogni nostro gesto è, quindi, un tentativo di dire quell'Amore Misericordioso, nel farsi uno con il prossimo ("infermarsi con gli infermi"). Per Giovanni Muzi la Misericordia è la spinta all'azione, un'azione che nasce dall'amore. Il vescovo Giovanni Muzi è ricordato ancora oggi per la delicata missione diplomatica da lui condotta in America Latina prima della nomina a vescovo di Città di Castello (durante la quale ebbe come segretario Giovanni Maria Mastai Ferretti, poi papa Pio IX), e per la monumentale opera sulla storia ecclesiastica e civile di Città di Castello (Memorie ecclesiastiche di Città di Castello, I-V, 1843-1844; Memorie civili di Città di Castello, I-II, 1844), tra i migliori prodotti dell'erudizione ecclesiastica italiana del XIX secolo. Dopo l'unità d'Italia si ha una fase di disorientamento del mondo cattolico, e la vita religiosa continua a esprimersi in forme prevalentemente tradizionali. Dal 1867 al 1872 il vescovo di Città di Castello è anche amministratore apostolico di Sansepolcro. In tal modo, si ricompone l'antica unità ecclesiale dell'Alta Valle del Tevere, ma l'esperimento non ha lunga vita. Negli stessi anni, il comune di Città di Castello si fa promotore di un'azione politica tesa al passaggio dell'Alta Valle del Tevere dalla provincia di Perugia alla Toscana, ma anche in questo caso l'obiettivo non viene raggiunto. Nel XIX secolo acquista particolare rilievo il santuario mariano di Canoscio (1855-1859), fondato per iniziativa del padre filippino Luigi Piccardini, che progressivamente diventa il maggiore dell'Umbria settentrionale. Nel 1888 papa Leone XIII conferisce alla Cattedrale il titolo di Basilica Minore. Nel XIX secolo tre preti del clero diocesano sono eletti vescovi: Florido Pierleoni, vescovo di Acquapendente dal 1802 al 1829; Antonio Belli, vescovo di Terni dal 1871 al 1897, poi arcivescovo titolare di Calcedonia: Giosuè Bicchi, vescovo di San Severino Marche dal 1893 al 1913. I primi decenni del XX secolo sono caratterizzati dallo scontro della Chiesa locale con la massoneria, il socialismo e l'anticlericalismo. Particolarmente significativo l'episcopato del beato Carlo Liviero (1910-1932), che promuove numerose opere sociali ed assistenziali e favorisce l'impegno dei laici nella vita sociale e politica; nel 1916 fonda la congregazione delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore. Per rispondere alle esigenze religiose, culturali e sociali della sua gente mons. Liviero mette in atto una serie di iniziative che spaziano su tutti i campi. Solo un elenco rende l'idea della multiforme attività pastorale che caratterizza l'azione di mons. Liviero: il settimanale cattolico Voce di popolo che comincia a uscire neppure un mese dopo il suo arrivo in diocesi; il Bollettino interdiocesano per gli atti ecclesiastici delle diocesi di Gubbio, Sansepolcro e Città di Castello che inizia le pubblicazioni verso la fine del 1910; la "Scuola elementare maschile vescovile" (1910); la fondazione della "Tipografia Vescovile" (1912), divenuta nel 1917 "Scuola Tipografica Orfanelli Sacro Cuore"; l'"Ospizio Sacro Cuore" (1915); la fondazione della congregazione religiosa delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore (approvata da papa Benedetto XV il 16 novembre 1916); l'apertura della "Libreria Sacro Cuore" (1919); il pensionato "Sacro Cuore" (1920); la "Colonia marina Sacro Cuore" di Pesaro (1925); la "Sala cinematografica Sant'Egidio" (1931). Particolarmente significativa la sua attenzione nella promozione del laicato, dei giovani, della donna. Liviero sembra convinto, in assoluto, che «la più sicura via per ottenere nel mondo la giustizia è il ritorno completo alle massime dell'Evangelo, alla dottrina di Gesù Cristo». Più volte, e con insistenza, ritorna sulla necessità di convertirsi a Gesù Cristo, di tornare a Lui, di attingere da lui la virtù della carità con la quale «si combatte l'egoismo, fonte di tutte le ingiustizie, e di tutti i soprusi, di cui si lamentano gli uomini» [dalla lettera al popolo del 1919]. Particolarmente significativo è lo stile pedagogico di mons. Liviero, che mira a ottenere la formazione integrale della persona: «A tutti è noto che l'ufficio della scuola deve essere duplice, istruire ed educare, e che l'istruzione deve essere mezzo per l'educazione. E poco vale arricchire la mente di cognizioni, se queste non servissero a rendere migliore l'uomo, e più utile a se stesso ed alla società. Il sapere è un'arma che diventa micidiale in mano di chi non è abituato ad adoperarla. La società umana ha più bisogno di gente onesta, che di gente istruita, avendo per suo fine la felicità degli uomini che la compongono; e vera felicità non trovasi che nel possesso del bene, che è riposto nel giusto godimento del vero, dell'utile e dell'onesto». «La scuola non deve essere né pubblica, né privata; deve essere la scuola, fatta da persone competenti, e che abbia la stessa dignità, qualunque sia il maestro e il metodo». [dalla lettera pastorale Quaresima 1921] Per Carlo Liviero la scuola e la famiglia devono cooperare insieme per l'educazione dei bambini: «come la prima digestione si fa in bocca, così la prima educazione si fa in casa sulle ginocchia dei genitori». [dalla lettera pastorale Quaresima 1921] Amico di Dio e Profeta: sono questi i caratteri della fisionomia del Beato Carlo: così lo definiì il card. José Saraiva Mrtins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, durante l'omelia del rito di beatificazione (27 maggio 2007). Gli anni della prima guerra mondiale (1915-1918) sono particolarmente difficili, e vedono la Chiesa accanto alle famiglie dei combattenti. Ai lutti della guerra si aggiungono i danni causati dal terremoto del 1917 nella zona di Citerna e l'epidemia di febbre detta "Spagnola" nel 1918, che causa oltre mille morti in tutta la diocesi. In questo periodo si diffondo le devozioni al Sacro Cuore e alla Madonna della Fiducia e acquista rilievo il santuario mariano di Petriolo (1913). Durante il periodo del fascismo non mancano, soprattutto nei primi anni, le polemiche della Chiesa locale con il regime, specialmente a motivo dell'abolizione delle associazioni cattoliche. Difficili sono gli anni della seconda guerra mondiale (1940-1945); il periodo più duro è l'estate del 1944, quando il territorio della diocesi è attraversato dal fronte bellico. Tra le molte figure di laici, preti e religiosi impegnati nell'alleviare le sofferenze e nel proteggere i perseguitati ricordiamo mons. Pompilio Mandrelli (1902-1992), che salvò dalla fucilazione un condannato a morte, e mons. Beniamino Schivo, che per aver salvato una famiglia ebrea ha ottenuto prima il riconoscimento di "Giusto tra le nazioni" e di recente (2008) la medaglia d'oro al valor civile della Repubblica Italiana. Nel 1949 il vescovo Filippo Maria Cipriani erige l'associazione di fedeli "Spigolatrici della Chiesa", successivamente approvata come Istituto Secolare di diritto diocesano dal vescovo di Prato e diventato di diritto pontificio nel 2007. Gli anni '50 segnano un periodo di grande impegno del laicato nell'azione cattolica e di rilancio della devozione mariana, specialmente attorno ai due santuari della Madonna delle Grazie e di Canoscio. Dopo il Concilio Vaticano II la diocesi vive un breve momento di incertezza istituzionale (dal 1966 al 1972 è stata affidata a un ausiliare dell'arcivescovo di Perugia in qualità di amministratore apostolico; dal 1972 al 1981 il vescovo di Città di Castello è anche vescovo di Gubbio). Il tentativo di ricostruire l'antica unità ecclesiale dell'Alta Valle del Tevere attraverso l'unione delle diocesi di Città di Castello e Sansepolcro, più volte caldeggiato tra 1966 e 1972, trova un ostacolo nella divisione di questo territorio tra due regioni. In questi anni la Chiesa castellana conosce una fase di profondo rinnovamento pastorale. La seconda metà del XX secolo è caratterizzata dalla costruzione di molte nuove chiese, sia nei quartieri periferici della città che nei centri del territorio che nei piccoli nuclei rurali. Nel 1962 la parrocchia di Santa Maria alla Rassinata passa alla diocesi di Arezzo; nel 1984 sono aggregate alla diocesi di Cagli le parrocchie in comune di Apecchio (San Martino in Apecchio, San Bartolomeo in Bacioccheto, Santi Quirico e Giulitta in Caselle, Santa Maria della Cella, San Paolo in Fagnille, Santo Stefano in Osteria Nuova, San Martino del Piano, San Lorenzo in Sessaglia) e a quella di Cortona la parrocchia di Sant'Andrea di Sorbello, in comune di Cortona. Nel 1986 il vescovo Carlo Urru (1982-1991) riorganizza l'articolazione parrocchiale riducendo il numero delle parrocchie a 60. A partire dagli anni '70 la pastorale diocesana si caratterizza per il coinvolgimento dei laici (anche attraverso l'attivazione dei consigli pastorali diocesano e parrocchiali e la convocazione annuale dell'assemblea diocesana), l'attenzione ai giovani, la centralità della parrocchia, l'opzione per i poveri, l'apertura missionaria e la presenza, pur se numericamente poco rilevante, di alcuni movimenti (l'Operazione Mato Grosso dagli anni '70, il Cammino Neocatecumenale dagli anni '80 e il Rinnovamento nello Spirito Santo dagli anni '90). Significativa l'attenzione rivolta alla formazione teologica dei laici, per i quali nel 1974 il vescovo Cesare Pagani ha istituto la Scuola Diocesana di Formazione Teologica, che nel 2006 è stata intitolata al nome del fondatore. Negli anni '90 comincia un fenomeno di graduale riduzione del numero dei sacerdoti diocesani e delle religiose, comune a tutte le diocesi dell'Italia centrale. Al contrario, è aumentata la presenza di Ordini religiosi maschili, con l'affidamento dei santuari mariani di Belvedere e di Canoscio rispettivamente ai Frati Minori Cappuccini nel 1996 e ai Frati Francescani dell'Immacolata nel 2006. Nel 2005 alle Clarisse del monastero urbano delle Murate sono subentrate le Suore Francescane dell'Immacolata. Nel 1984 il vescovo Carlo Urru (1982-1991) ha istituito il cammino di formazione per il diaconato permanente, e nel 1987 ha ordinato i primi quattro diaconi permanenti. Il 27 maggio 2007, nella piazza antistante la Basilica Cattedrale, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, ha presieduto il rito di beatificazione del vescovo Carlo Liviero. Nel XX secolo sono stati eletti vescovi tre preti del clero diocesano: Pietro Fiordelli, vescovo di Prato dal 1954 al 1991; Sergio Goretti, vescovo di Assisi e di Nocera Umbra ' Gualdo dal 1980 al 1986 e poi vescovo di Assisi ' Nocera Umbra ' Gualdo Tadino dal 1986 al 2005; Ivo Baldi, vescovo di Huaraz (Perù) dal 2000 al 2004 e attualmente vescovo prelato di Huari (Perù).