ABLUZIONE
Gesto di lavarsi le mani o le dita fatto dal sacerdote o dal diacono prima della celebrazione della messa, durante la messa nel lavabo e, facoltativo, aspergendo i vasi sacri dopo la comunione. L'aspersione è il rito con cui si sparge l'acqua benedetta su persone, luoghi o cose, per purificarli e benedirli. Già in uso tra i pagani e tra gli ebrei, in alcune circostanze può essere fatta anche dai fedeli laici.
AMPOLLE
Piccoli recipienti di vetro o di metallo o di altra materia. Contengono l'uno, il vino e l'altro, l'acqua per la messa. Si intendono anche i contenitori degli olii santi.
BORSA
Custodia quadrangolare, aperta da un lato: serve a custodire il corporale durante la messa o la distribuzione dell'eucaristia, o l'esposizione del Santissimo Sacramento. Può essere bianco oppure del colore dei paramenti. Il suo uso ora non è previsto.
BREVIARIO
Così è detto popolarmente il libro, in quattro volumi, che contiene la Liturgia delle Ore o Ufficio Divino.
BROCCA
Recipiente ad anfora, con manico, usato insieme al bacile dal vescovo o dal prelato nei riti liturgici, per esempio nel rito della Lavanda dei Piedi. Questo è a imitazione di ciò che fece il Signore nell'Ultima Cena, con cui la sera del Giovedì Santo il sacerdote, dopo l'omelia, lava i piedi a dodici uomini. Tale rito è facoltativo, secondo l'opportunità. Prima della riforma in alcuni luoghi, si svolgeva, indipendentemente dalla messa, nell'ambito delle Confraternite.
BUGIA - PALMATORIA
Basso candeliere sopra un piattello con piccolo manico e anello, che veniva usato fino a pochi decenni fa durante le celebrazioni solenni per la lettura delle preghiere liturgiche fatta dal vescovo o da altri prelati. Se non poggiava sull'altare, veniva sostenuta da un chierico alla sinistra del celebrante. Il nome deriva dal francese bougìe, che a sua volta deriva dalla città algerina Bugìa (in arabo Bugiaya), nota in passato per la produzione e l'esportazione della cera per candele.
CALICE
Serve per la consacrazione del vino nella Santa Messa. Fino al sec. VI fu simile al bicchiere di uso domestico. Dopo tale data i calici hanno assunto una varia tipologia rispondente a molteplici funzioni (consacrazione del vino, distribuzione del vino consacrato, arredo suntuario votivo): fatti di metalli preziosi, di varia grandezza e lavorati a sbalzo e cesello, con figure in rilievo e tempestati di perle e di gemme. Venuta meno gradualmente la somministrazione del vino consacrato ai fedeli a partire dal Mille, il calice assunse la dimensione piccola e la forma comune di oggi (coppa, fusto, base) alla fine del sec. XIII. Prima di essere usato va consacrato dal vescovo o da un sacerdote incaricato.
CALIGHE (CALIGAE)
Calzature liturgiche. Usate un tempo dai vescovi nelle messe pontificali solenni. Di solito di forma alta e di camoscio, ricamate, e del colore del giorno liturgico. Allusione alle parole di Isacco 52,7: "Come sono belli i piedi sui monti, di Colui che arreca liete notizie (Evangelo) ".
CAMICE
Tunica bianca, di lino, lunga fino ai piedi in uso nelle sacre funzioni; è usata dai chierici e, a volte, in forme e colorazioni diverse, dai ministranti, dai lettori, coristi, ecc. Indica la veste candida del Battesimo, la dignità del cristiano, la purezza e la Grazia Divina. Dai sacri ministri è usata sotto i paramenti. Il cingolo è la cintura che si stringe alla vita sopra il camice. Può essere di seta, canapa o cotone, solitamente di colore bianco: è tuttavia permesso anche dello stesso colore dei paramenti. Può essere a forma di piccola fascia. Deriva dal camice la cotta che dovrebbe scendere fino alle ginocchia, con maniche larghe. È una veste bianca, corta, che si usa sopra la talare. Era chiamata superpelliceum, perché, d'inverno, nei paesi settentrionali era indossata sopra la pelliccia. Se non è prescritto il camice è indossato nelle sacre funzioni dal clero e può essere usato anche dai ministranti, lettori, cantori, animatori, sacrestani, ecc. Dall'ebraico kuttonet, tunica senza maniche.
CAMPANA
Strumento metallico a percussione. Nell'uso religioso convoca il popolo al culto, esorta in certe ore la preghiera, alla preghiera per un moribondo, a suffragio di un defunto, per solennizzare una festa. In alcune località è usata anche per allontanare la grandine o un forte temporale, per chiamare a raccolta in casi di pubblica calamità. Le prime notizie dell'uso liturgico si hanno dal VI secolo in Francia e in Irlanda. È prevista la benedizione (consacrazione) delle campane.
CAMPANELLO
Piccola campana, di forma e grandezza varia, usata singolarmente o a più elementi, di solito all'interno della chiesa e al momento dell'elevazione della messa (dal XII secolo), al Sanctus, al Gloria nel periodo di Pasqua, prima e dopo la benedizione eucaristica.
CANDELABRO - CANDELIERE
È il sostegno della candela, che si usa negli atti di culto. È un riferimento a quello a sette braccia degli ebrei, usato con le candele per illuminare e decorare la chiesa. Nelle più antiche celebrazioni si collocavano attorno all'altare; nelle solennità due di essi precedevano il celebrante.
CAPPA
Specie di mantello, di varie forme e significati. In coro era il mantello che d'inverno copriva le spalle, con o senza il cappuccio, poi, ridotto e chiuso davanti, fu detto mozzetta, come veste corale dei vescovi e dei canonici. La cappa magna era il privilegio dei cardinali, dei vescovi, di alcuni prelati e canonici; dalla solennità dei Santi a Pasqua era coperta sul petto dal pelo di ermellino. Cappini sono anche detti le piccole cappe di vari colori di alcune Confraternite.
CAPSELLA
Contenitore di reliquie di Santi che durante il rito di consacrazione dell'altare era posto dentro la mensa.
CARTAGLORIA
Tabella, con cornice di legno dorato o di metallo. Dal XVI secolo erano usate sull'altare durante la messa per aiutare il sacerdote nel ricordare il Gloria, parte del canone della messa e il salmo.
CASULA - PIANETA
Veste sacra, ampia, con un'apertura tonda per la testa, che avvolge la persona del sacerdote (come piccola casa) durante la celebrazione della messa. Questo paramento liturgico deriva dall'antico mantello da viaggio (paenula o casula) usato abitualmente dai presbiteri.
CERO PASQUALE
Candela di grandi dimensioni, usata nella veglia di Pasqua. Rappresenta Cristo risorto, centro della storia e luce del mondo. I cinque grani di incenso che vi vengono infissi, in forma di croce, rappresentano le cinque piaghe del Risorto. È simbolo pure della colonna di nubi o di fuoco che guidava gli Israeliti nel passaggio del Mar Rosso, simbolo del Battesimo. Durante la veglia rimane acceso al centro del presbiterio, poi è collocato accanto all'altare o all'ambone per il tempo pasquale, durante il quale è acceso a ogni celebrazione importante. Negli altri periodi è accanto al fonte battesimale.
CHIROTECHE
Guanti di seta ricamati, usati nelle solenni messe pontificali.
CIBORIO
Anticamente era il tempietto che sovrastava e custodiva l'altare, nelle basiliche e nelle chiese principali, sostituito altrove da un baldacchino pensile. Attualmente può intendersi il tronetto con piccolo baldacchino per esporre solennemente il Santissimo Sacramento, o lo stesso tabernacolo a forma di tempietto, o la pisside nella quale si conserva l'eucarestia.
COLATOIO
È l'utensile con cui ordinariamente si filtrava il vino da consacrare, perchè non vi fosse nessuna impurità.
CONFRATERNITA
Associazione di fedeli, con proprio statuto, approvato. Può essere pubblica o privata; ha di solito scopi assistenziali, di culto, d'insegnamento. I membri della Confraternita possono partecipare con le loro divise e insegne agli atti di culto e, in particolari circostanze, come feste patronali, processioni, ecc., anche con la presenza di un sacerdote cappellano.
COPPETTA BATTESIMALE
È il recipiente usato per versare l'acqua sul capo del battezzando nel rito del Battesimo per infusione (dal latino infundere = versare).
CORPORALE - BORSA DI CORPORALE
Panno bianco quadrato di lino inamidato; di circa cm. 30 x 30. Va disteso al centro dell'altare durante e al termine della Comunione o quando si espone il Santissimo Sacramento. Di solito è portato all'altare nella borsa che lo contiene, bianca o del colore dei paramenti.
CRISMA
Olio misto a balsamo o ad altra sostanza profumata, consacrato dal vescovo nella messa del crisma, la mattina del Giovedì Santo o in uno dei primi tre giorni della Settimana Santa. È usato per lo più nelle consacrazioni, nelle ordinazioni episcopali e presbiterali, nel Battesimo ecc. È il più sacro degli oli santi ed è conservato in una decorosa ampolla.
CROCE
Formata da due assi, verticale e orizzontale, intersecantesi fra loro, e divenuta, con o senza il crocifisso, il segno o il simbolo principale del cristiano. Nelle celebrazioni liturgiche è di solito il segno principale, cui si fa spesso riferimento. Di varie dimensioni, la croce deve essere presente sopra o accanto all'altare durante la messa, nelle processioni, nella celebrazione della morte del Signore al Venerdì Santo e in altri riti.
CROCE ASTILE
È la croce issata su di un asta per essere portata in processione; per questa sua funzione viene istoriata da ambedue le parti. Le croci "astili" più antiche sono state ornate secondo canoni iconografici ricorrenti: sul recto (parte anteriore) il Cristo inchiodato alla croce, vivente, e nel verso (parte posteriore) il Cristo morto. L'immagine del Crocifisso compare intorno al sec. IX. In seguito il Cristo crocifisso è rappresentato in rilievo sulla parte anteriore e inciso o graffito sulla parte posteriore. Nelle processioni, di solito, queste croci precedono i ministranti e il clero.
CROCE D'ALTARE
La croce, evocante la morte di Cristo, divenne il segno distintivo dei cristiani fin dal tempo delle persecuzioni. Il suo culto si diffuse in seguito alla "pace costantiniana" e al ritrovamento, da parte di Sant'Elena della croce sulla quale fu inchiodato Gesù. L'uso liturgico della croce d'altare è alquanto diffuso nel sec. IX: è posta su un sostegno generalmente a fianco dell'altare talvolta dietro o davanti ad esso. Dal sec. XIV si hanno croci d'altare con l'immagine del crocifisso: immagine resa obbligatoria poi per la celebrazione della Santa Messa dal messale di Pio V (1570). Fino alla riforma liturgica, voluta dal Concilio Vaticano II, veniva posta su di un gradino dell'altare rivolta alla parete. In seguito alla riforma, è collocata sulla mensa dell'altare rivolto all'assemblea o a fianco di esso.
CUCCHIAIO
Non è bene identificata la funzione dei cucchiai eucaristici nel VI secolo. Si può ritenere che fossero usati per la distribuzione dell'Eucarestia. Altri usi, come quello di infondere l'acqua nel calice del vino da consacrare, o raccogliere frammenti di ostie consacrate, per non toccarli direttamente con le mani, sono posteriori di vari secoli. I cucchiai di piccole dimensioni sono in genere usati dal cerimoniere nelle solenni messe pontificali per prendere dal calice il vino da consacrare, che degustava per accertare che fosse genuino ed esente da impurità.
DALMATICA - TUNICELLA
Veste liturgica, propria del diacono. Derivata dalla tunica bianca, accorciata fino al ginocchio, con ampie maniche e poi aperta ai lati. Fu segno di nobiltà e distinzione; indossata anche sotto la pianeta dai vescovi nei pontificali. È usata dai diaconi nella messa solenne, nelle processioni e benedizioni.
FALIDSTORIO
Parola derivante dal franco faldistòl (sedia pieghevole), tradotto dal latino medioevale con faldistorium. È un seggio senza spalliera convenientemente rivestito, usato dal vescovo nelle celebrazioni liturgiche, o per appoggiare le braccia quando è inginocchiato a terra sul cuscino. Utilizzato come sedia dal vescovo non diocesano, o dall'ordinario quando assiste a una celebrazione presieduta da un cardinale.
FONTE BATTESIMALE - BATTISTERO
Dove si conferisce il Battesimo. Quando si battezzava per immersione, i battisteri erano costruiti fuori dalla chiesa, con al centro la vasca, verso la quale si scendeva. Erano riservati dapprima, solo alle chiese vescovili, dopo, furono concesse anche alle chiese parrocchiali. La vasca era spesso coperta da un ciborio sormontato da una piccola immagine di San Giovanni Battista ed era chiusa da una cancellata; nella parete un piccolo tabernacolo con gli oli e un'apertura con la vaschetta a perdere (sacrario) per versarvi l'acqua benedetta e gli oli usati. Per ragioni simboliche, quasi sempre, nelle chiese parrocchiali, si trova presso la porta, a destra del tempio, a sinistra di chi entra. Al di fuori del tempo pasquale vi si conserva accanto il cero pasquale.
INCENSO - INCENSAZIONE
È una resina gommosa ricavata dalla corteccia di alcune piante (terebinto, ecc) dell'Etiopia e dell'Arabia. Già in uso tra i pagani, fra gli ebrei costituiva un'offerta particolare in alcuni sacrifici e si faceva al mattino e alla sera. Nel III secolo lo si adoperava solo sulle sepolture. Dal IV secolo a poco a poco entrò nell'uso liturgico. Dapprima veniva bruciato su un supporto fisso, poi su qualcosa di mobile: il turibolo. Il profumo che emana, bruciando, indica il "buon profumo di Cristo" (2 Cor. 2,15). Indica anche il sacrificio che si consuma e sale gradito a Dio, la preghiera, la purificazione e l'onore dovuto. Di solito lo si usa per dare maggiore solennità. Dopo la recente riforma l'uso è facoltativo.
LANTERNA - LAMPIONE
Lampada a cera, sostenuta da aste, protette e ricoperte da involucro di legno dorato o di metallo incorniciante alcune sfaccettature di vetro. È usata durante le processioni.
LAVABO
Il termine ha un duplice significato: serve ad indicare il rito dell'abluzione delle mani del sacerdote, dopo l'offertorio nella Santa Massa (il termine lavabo è la prima parola del salmo 25, che recitava il sacerdote, mentre si lavava le mani "Lavabo...manus meas" Laverò ....le mie mani) ed anche il servizio, costituito da una brocca e da un bacile per l'abluzione delle mani del vescovo nella liturgia eucaristica.
LEGGIO
Supporto in legno, metallo o pietra su cui si posa il libro delle letture. A volte è sostenuto da un piedistallo o da un'asta regolabile. Può essere ricoperto da un drappo del colore liturgico. A partire dal XIII secolo, il messale veniva poggiato su di un cuscino sopra l'altare, sostituito, successivamente, dalla fine del Medioevo, da un leggio trasportabile.
MANIPOLO
Piccola mappa, pezzuola. Insegna liturgica della messa, ora non più usata. Si portava pendente da entrambe le parti sul braccio sinistro, dal sacerdote e, nella messa solenne, dal diacono e dal suddiacono. Presso i romani era segno dell'autorità dei consoli. Il romano pontefice lo consegnava al suddiacono per dare il segnale di inizio al corteo di ingresso e del canto d'introito nella messa papale. Divenne poi manipulus fletus et doloris cioè segno della fatica (sudario) del dolore redentivo e meritorio.
MESSALE
È il libro liturgico che contiene tutto ciò che si recita o si canta nella messa, comprende anche le annotazioni sul suo significato e le regole per la sua corretta celebrazione (rubriche). Dopo la recente riforma, con l'aumento dei formulari e specialmente delle letture, si rese necessario scorporare dal messale le letture e raccoglierle in un altro libro, il lezionario. Questo a sua volta è diviso in diversi volumi, per i giorni festivi, per quelli feriali, a seconda dei tempi liturgici, delle messe rituali, per le diverse necessità e per le messe della beata Maria Vergine. L'edizione tipica deve essere quella in lingua latina; quelle nelle varie lingue devono essere approvate dalle rispettive Conferenze episcopali e dalla Santa Sede.
MITRA VESCOVILE
È il copricapo di forma allungata e bicuspidale, che i vescovi portano nelle celebrazioni solenni. Se ne conosce l'uso dal VIII secolo. Dapprima a forma conica, divisa più tardi nel mezzo a forma di due punte (còrnua). Fu poi concessa, oltre che ad alcuni vescovi, anche ai cardinali ed in seguito ad alcuni abati. Le due bende pendenti (vittae) furono aggiunte nel XII secolo. È di colore bianco. Può essere ornata (con ricami, a volte gemme), di tela d'oro (aurifregiata), semplice (di panno bianco), a seconda dei vari riti o parti di essi. Simbolo di autorità sacra, della pienezza del sacerdozio e della missione di santificare.
NAVICELLA - NAVICULA - ACERRA
È il contenitore dell'incenso destinato a essere messo sui carboni ardenti del turibolo. Assunse poi la forma di piccola nave, con un gambo e un piede e fornita di cucchiaino. Viene portata dal turiferàio insieme al turibolo. L'uso di un contenitore per l'incenso a forma di nave si diffuse nei secc. XIV e XV e sostituì l'uso di altri contenitori, in particolare dell'acerra a forma di coppa.
PACE
Era detta così la "pietà", perché fino ai primi decenni del Novecento durante la Santa Messa, prima della Comunione, veniva offerta al bacio del clero in segno di quella "pacificazione" degli animi, voluta dal Cristo prima dell'offerta del sacrificio, da lui invocata nella preghiera dell'Ultima Cena e ottenuta dal suo sacrificio in croce. Il bacio è un atto di omaggio, di riconciliazione e di amore fraterno. Nelle azioni liturgiche erano frequenti: porgendo un oggetto veniva baciato prima questo poi la mano del celebrante e ricevendolo si baciava prima la mano e poi l'oggetto. Attualmente il celebrante e i concelebranti baciano l'altare all'inizio e facoltativamente al termine della messa.
PALIOTTO (ANTEPENDIO)
Il termine deriva dal latino pallium (drappo) ed indica un rivestimento mobile dell'altare fatto di metalli preziosi o di stoffe sontuose o ricamate anche con simboli e sacre immagini (come è attestato dai mosaici ravennati di Sant'Apollinare in Classe, del sec. VI). L'uso di rivestire l'altare da ogni lato fino alla base, venne meno dopo il sec. XI quando gli altari furono accostati alla parete. Il pallio d'altare lo si usa in alcuni luoghi per le grandi solennità.
PARAMENTI
Tutto ciò che serve a ornare e rivestire persone, cose o oggetti sacri. Per lo più sono di stoffa, spesso preziosa e ricamata. Per sacri paramenti, più specificatamente, si intendono le vesti sacre che i sacri ministri indossano sopra il camice o la cotta (stola, pianeta, casula, dalmatica, piviale, ecc.). Il colore liturgico dei paramenti sacri è prescritto per una determinata solennità, festa, memoria o durante il tempo particolare dell'anno liturgico, o per alcuni riti. Sono bianco, rosso, verde, violaceo (rosaceo) e nero. Il bianco è usato nelle feste del Signore, della Madonna dei Santi non martiri, nel tempo di Natale e di Pasqua, nella solenne adorazione e processione Eucaristica, nel rito del Battesimo, ecc. Indica gioia maestà, purezza, vita eterna. Il rosso è usato nel giorno di Pentecoste, nella domenica delle Palme e nel Venerdì Santo, nella festa della Croce, nelle celebrazioni dei martiri, nelle messe votive dello Spirito Santo, si può usare anche nella Confermazione, ecc. Indica martirio, amore eroico, effusione del sangue per Cristo. Il verde è usato nelle domeniche e nei giorni feriali infrasettimanali del tempo ordinario per annum, indica la speranza della vita eterna di chi è in cammino nel tempo. Il violaceo è usato in avvento e in quaresima, nelle messe e nei riti a carattere penitenziale e indica l'umiltà consapevole della propria miseria desiderosa di pentimento e purificazione nell'attesa della redenzione; viene inoltre usato, in molti luoghi, nei riti di suffragio ad indicare la necessità delle opere di suffragio e per le anime dei defunti. Il nero può essere usato nelle messe da requiem e nei riti di esequie e di suffragio; indica la caducità della vita terrena e del mondo, al purgatorio e alla necessità del suffragio. I sacri ministri e i chierici, secondo le proprie mansioni, indossano le vesti liturgiche nella celebrazione dei sacri riti. Sono: amitto, camice, cingolo, stola; pianeta o casula; piviale (pluviale); tunicella, dalmatica, e proprie del vescovo mitra (o mitria), (guanti e calzari pontificali), e per gli arcivescovi metropoliti il pallio. Dalla stola in poi vengono anche detti paramenti sacri: la cotta (o il camice) per i chierici e i ministranti, il rocchetto (veste corta con maniche strette) per i canonici. Tra i paramenti sono propri della messa: stola pianeta o casula. Per chi presiede la celebrazione di un sacramento o sacramentale, la stola e, per solennità, il piviale. Nella celebrazione pubblica della Liturgia delle Ore è sufficiente la cotta o il camice e, per solennità, il piviale; per maggior solennità possono anche indossare il piviale i sacri ministri che assistono il celebrante nella Liturgia delle Ore. Durante un'azione liturgica, il sacerdote o il diacono, che pronuncia un'omelia può indossare anche la stola secondo l'uso locale. Nella processione del Corpus Domini i sacri ministri possono, secondo l'uso locale, indossare i paramenti secondo il grado del sacramento dell'ordine. La dalmatica o tunicella è indossata dal diacono (o dai due diaconi) che servono all'altare nella messa solenne; anche dai due diaconi e dai due sacerdoti che assistono il celebrante nella benedizione o nelle processioni solenni. Nei vespri pontificali i due ministri che assistono il vescovo, indossano tunicelle o dalmatiche. La mozzetta è una mantellina con cappuccio appena accennato e abbottonata davanti. La indossano, con colori loro propri, il Papa, i cardinali, i vescovi, alcuni abati e alti prelati e canonici. Dapprima era segno di giurisdizione. L'abito ecclesiastico che scende fino al tallone, il talare (da cui il nome) è prescritto ai chierici e ai sacri ministri nell'esercizio del loro ministero liturgico e pastorale. È necessario per poter indossare la cotta. Nelle azioni liturgiche viene a volte sostituita dal camice.
PASTORALE
È il bastone di pastore usato dal vescovo nei riti solenni o di particolare importanza. In latino era detto bàculus e veniva usato in origine dagli abati orientali. I più antichi terminavano con una palla o una croce a forma di tau, poi fu data la terminazione a curva. Di per sé lo usa il vescovo nella sua diocesi e un tempo non veniva usato nelle celebrazioni di suffrgio. La parte superiore, curva, indica la sollecitudine del pastore che incita al bene e si ritrae dal male mentre la parte media indica l'appoggio nella fatica di dirigere e guidare i fedeli e quella inferiore, lo stimolo nel punire il male e nell'incitare al bene.
PATENA
Parola di origine latina (patena = piatto). Indica un piccolo piatto metallico usato per porvi l'ostia nella celebrazione eucaristica, dall'offertorio alla comunione. Nella teologia liturgica si ricollega al piatto in cui fu spezzato il pane nell'Ultima Cena da Gesù. Attualmente è per lo più di forma rotonda e dorata.
PIANETA
Veste liturgica usata dal sacerdote per la celebrazione della messa. Veniva anche chiamata paenula o càsula e derivava dall'antico mantello da viaggio. Dal XIII secolo si cominciò, per rendere più libere le braccia, ad accorciarla ai fianchi, finché nel XVII secolo si giunse a ridurla a due bande ricadenti davanti e dietro: tale forma poi prese il nome specifico di pianeta, mentre càsula ora è chiamata quella più antica, sia romanica che gotica. È prevista anche per i concelebranti.
PIATTO
Nel sec. VI ha una funzione liturgica specifica che è quella della consacrazione del pane e della sua distribuzione ai fedeli. Oggi è il piatto, di solito ovale, di metallo dorato, che i fedeli tengono sotto il mento, o viene loro posto da un ministrante, al momento di comunicarsi, perché la particola, qualora cadesse, non vada a terra e per accogliere eventuali frammenti.
PISSIDE
Parola greca che significa "scatola". Vaso sacro destinato a contenere le sacre particole per la comunione dei fedeli. Va benedetto prima dell'uso. La forma varia molto a seconda dei tempi e dei luoghi. Anticamente era di legno di bosso. La forma attuale più comune è quella di un calice largo con piede e coperchio. Quando contiene il Santissimo Sacramento è bene sia coperta con un velo bianco di seta.
PISSIDE - CRISMATORIO
Oggetto diffuso in alcune nazioni europee, specialmente in Germania. Assolve due funzioni: custodire le ostie consacrate (pisside) e conservare il Sacro Crisma, usato per il conferimento del sacramento della Confermazione (contenitore sottostante). Presenta forme varie. La più frequente è la forma di croce, la cui parte centrale serviva per la custodia dell'Eucaristia e quella inferiore fungeva da recipiente per il Sacro Crisma.
PIVIALE - PLUVIALIS (CAPPA)
Deriva dall'antico mantello per ripararsi dalla pioggia, pluvia. A differenza della casula è aperto davanti e, un tempo, dotato di cappuccio trasformato poi in una specie di scudo applicato alle spalle. Dal X secolo, accorciato e con cappuccio, fu l'abito dei cantori, a volte dei concelebranti e dei canonici ma ora viene usato dal celebrante nei riti solenni al di fuori della messa: benedizioni, processioni, ecc.
PONTIFICALI
Si intendono quelle funzioni solenni che il vescovo compie in alcune solennità o circostanze particolari, messa, vespri, lodi, ecc. durante le quali si usano tutti i parametri propri del pontefice. Sono dette così anche le funzioni solenni che alcuni abati o prelati celebrano nelle loro chiese in alcune circostanze.
RELIQUIARIO
È la custodia (scatola, cofano, vaso, piccolo ostensorio, quadro, ecc.) di solito pregiata, delle reliquie, le quali sono resti dei corpi dei Santi o cose appartenenti o legate lla persona di Cristo (la Croce), della Madonna o di Santi.
SECCHIELLO (ASPERSORIO)
Piccolo recipiente che contiene l'acqua benedetta. È usato insieme all'aspersorio che è lo strumento con cui si asperge l'acqua: è a forma di sferetta cava e bucherellata con spugna interna e manico.
STOLA
Insegna liturgica del diacono, del presbitero e del vescovo. Il diacono la porta sulla spalla sinistra scendente sotto il fianco destro dove si ricongiunge: indica che la destra deve essere libera per servire. Anticamente in Oriente, e ora nel rito greco, è portata sia davanti che dietro pendente dalla spalla sinistra. È di colore bianco. Il presbitero la porta dal collo pendente a due bande sul davanti; dall'antico uso spagnolo (VII Secolo) veniva incrociata sul petto, ora la si porta pendente a meno che l'uso della pianeta non consigli di incrociarla. Il vescovo, ora l'indossa come il sacerdote. La stola non è specificatamente segno del grado dell'ordine stesso ma dell'esercizio in persona Christi dell'ordine stesso. Quindi va indossata dal sacro ministro quando presiede un azione liturgica, quando concelebra, amministra un sacramento o un sacramentale o compie un'azione liturgica specifica, come la proclamazione del Vangelo o la predicazione. Nelle processioni la usa soltanto chi presiede; secondo gli usi fa eccezione quella del Corpus Domini, in cui ognuno porta l'insegna del suo ordine.
TABERNACOLO
Per gli ebrei era la "tenda del convegno", in cui si manifestava la speciale presenza di Dio. Attualmente è il luogo sacro e appartato in cui si custodisce la santissima Eucaristia dopo la messa. Fino al X secolo l'eucaristia si custodiva in qualche armadio a muro, presso o dietro l'altare o in sacrestia, o sospesa in un recipiente a forma di colomba o in una piccola torre sovrastante l'altare. Dal XVI secolo si custodì sopra l'altare maggiore. Nelle grandi chiese, cattedrali o collegiate, è custodita in una cappella apposita. Il tabernacolo deve essere in un luogo decoroso, ben custodito, accessibile alla devozione dei fedeli. Vi si conserva la pisside e, raramente, anche la teca con l'ostia grande per eventuali adorazioni solenni o processione eucaristica. La presenza del Santissimo Sacramento è indicata di solito dal conopeo (piccola tenda o cortina) o da almeno una lampada, a olio o a cera, che arde continuamente. Il conopeo può esservi nei tabernacoli di notevole valore artistico o per altri motivi. Per rispetto al Santissimo sopra il tabernacolo non si possono collocare immagini o sculture, né tantomeno vasi con fiori. In alcune circostanze vi si può collocare il tronetto per l'esposizione del Santissimo Sacramento, o la reliquia della croce.
TECA (DA VIATICO)
Scatola rotonda, dorata internamente. Serve a contenere l'ostia magna per una prossima esposizione nell'ostensorio. Può essere da viatico quando viene usata dal sacerdote ad esempio per il conferimento della comunione ai malati.
TURIBOLO
Utensile di metallo formato da una coppa con coperchio sollevabile mediante catenelle, sorretto da un piccolo coperchio. Vi si brucia l'incenso usato nelle funzioni solenni, per onorare il Santissimo, l'altare e ciò che è oggetto di culto diretto ma anche per onorare il celebrante, il clero e il popolo; l'incenso è simbolo di venerazione e adorazione.
VASI SACRI
In senso stretto sono la patena, il calice, la pisside, l'ostensorio, la teca e la lunetta (o lunula). Come suppellettile sacra si possono intendere anche il corporale, la palla, il purificatoio, il manutergio, le ampolline, il vasetto per le purificazioni, il turibolo, la navicella, il piattino per la Comunione, il secchiello e l'aspersorio, la borsa del coprporale, il velo del calice, il campanello, i tre vasetti o ampolle che contengono gli oli sacri (olio dei Catecumeni, Sacro Crisma, olio degli Infermi), ecc.